7-8 Settembre 2024
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ORTA MARATHON SWIM 2017 |
“Lo vedi là in fondo?” “Certo che lo vedo, ce l’abbiamo fatta!” Sono circa le 15.45 di sabato 22 luglio 2017 e sto assumendo l’ultimo cheer pack di maldodestrine (l’undicesimo della giornata) mentre Felice, il mio canoista accompagnatore, mi indica a poco più di un km il traguardo, ben rilevabile dall’arco gonfiabile colorato, della seconda edizione della Orta Marathon Swim, il giro a nuoto completo di 27 km del perimetro del lago d’Orta. E’ il momento che attendevo (e speravo) si realizzasse da quasi dieci mesi: trangugio quello che rimane di una borraccia di sali e riparto consapevole ed euforico che nulla mi potrà più fermare…fra me e la mia più grande impresa sportiva ci sono solo una ventina di minuti di bracciate e decido di godermele senza più affanni. Non ricordo più a cosa ho pensato in quel breve tragitto finale, probabilmente a tantissime cose dopo che per oltre otto ore mi sono mononeuralizzato come un neonato: nuota, mangia, bevi e piscia! Quando ad un certo punto, poco prima dell’ingresso dell’imbuto d’arrivo, inizio a scorgere il fondo del lago, mi rendo conto che tutto è finito e quando le mani iniziano a raschiare la sabbia ed il pietrisco mi alzo in piedi: adesso tutto ha un senso, hanno un senso otto mesi e mezzo di allenamenti costanti e spesso anche molto duri che mi passano in un istante davanti agli occhi mentre salgo lo scivolo per natanti che mi porta ad essere ufficialmente finisher della gara dei miei sogni ma che, fino alla notte precedente però, lo era stata anche delle mie incertezze e dei miei timori! Ricevuta la medaglia più “pesante” della mia “carriera” di sportivo agonista, abbraccio forte la Paola e Ricky, liberati meritatamente anch’essi dalla tensione fortissima creata dal mio stato emotivo della vigilia: saperli al traguardo mi ha reso oltremodo determinato nei momenti di maggiore difficoltà. Eh sì…poichè da quanto ho scritto finora, sembrerebbe quasi si sia trattato di una passeggiata di salute ed invece i momenti di crisi ci sono stati e non poco anche a livello mentale nei due giorni pre gara in cui un logorante senso di inadeguatezza mi aveva pervaso: per quanto desiderassi prendere il via non mi sentivo assolutamente pronto ad uno sforzo così prolungato ma tant’è…ormai il punto di non ritorno era già stato superato da moltissimo tempo e l’unica cosa da fare era semplicemente…nuotare! Mi sono fatto letteralmente violenza intorno alle 5 della mattina mangiando almeno un etto di pasta scondita, cotta la sera prima, con aggiunta di scaglie di grana e noci in abbondanza e con questo “pieno” mi sono presentato al via quando il sole doveva ancora fare capolino tra le alture che circondano il lago. Partivo senza alcun “vulnus agonistico”, avevo completamente rimosso dalla testa il fatto che alla fine ci sarebbe stata una classifica: il mio unico obiettivo era salire quello scivolo, da primo o da ultimo poco sarebbe importato…non avrei dovuto assolutamente avere pensieri ulteriori da gestire in merito a piazzamenti, avversari da inseguire o da tenere distanti o a riscontri cronometrici che non fossero, quest’ultimi, contestuali ai rifornimenti! L’andata verso il paese di Omegna, punto più settentrionale del bacino cusiano e giro di boa del percorso, si è rivelata un po’ a sorpresa la parte più impegnativa non solo per il fatto che buona parte di suddetto tragitto è stata caratterizzata da fastidioso vento contrario e conseguente onda ma anche per il constatare che, da un certo momento in poi, a oltre otto km dall’abitato in fondo al lago, non riuscivo assolutamente a percepire l’avvicinamento di quest’ultimo mano a mano che il tempo passava: questo di fatto è stato il momento più difficile della giornata. Confesso che ad un certo punto vedendo le boe di ritorno lontanissime (o credendo di vederle tali) ho pensato che non ce l’avrei fatta, continuavo ad alzare la testa invece di dare continuità posturale alla azione seguendo la rotta di Felice che di fianco a me continuava a pagaiare tranquillo: ho dato in quel momento fondo a tutte le mie risorse per raggiungere e doppiare finalmente la boa che sanciva il superamento della metà della distanza conscio che da lì in poi avrei venduto cara la pelle prima di farmi influenzare nuovamente da pensieri negativi! Il lago finalmente è liscio come l’olio (o almeno così mi sembra) e la mia azione diventa regolare, redditizia e non dispendiosa e adesso il punto di riferimento naturale del promontorio di Punta Crabbia si avvicina a vista d’occhio e lo raggiungo più o meno in un’ora e un quarto senza apparentemente aver accusato fatica. Fortunatamente non mi sono certo adagiato sugli allori e non ho commesso il madornale errore di seguire un nuotatore che, causa sua momentanea crisi, ero riuscito a raggiungere e che poi è ripartito con un passo a mio avviso troppo ambizioso per la distanza che ancora mi separava dal Lido di Gozzano (poco meno di nove km). Inizio il tratto che, nelle mie previsioni, sarebbe stato il più duro, l’unico in mezzo al lago lontano dalle sponde che mi avrebbe portato a Orta San Giulio a poco più di 4 km dal traguardo. La parziale traversata inizia sulla falsariga del precedente tratto di lago superato brillantemente ma con l’avvicinarsi (stavolta non così indolore) del promontorio che precede il paese di Orta, avverto la mia azione sempre meno propulsiva e più difficoltosa e in corrispondenza dell’abitato di fronte ad una delle più belle isole lacustri italiane, inizio a sbattere le braccia sull’acqua e a sforbiciare con le gambe: bruttissimo segno ma sono inesorabilmente consapevole che ci vorrà un’ora e venti, al massimo un’ora e mezza per giungere alla meta e qualora non ce la dovessero fare le braccia, ci arriverà la…testa! La crisi, per fortuna momentanea, comunque rientra dopo essermi alimentato e riprendo a nuotare senza scompensi posturali, non certo ai ritmi precedenti, ma comunque sempre con una certa efficacia: Felice non manca di farmelo notare e la cosa ha un effetto straordinariamente incentivante e l’ultima boa…ormai è in vista! Solamente per la cronaca e le statistiche, arrivo decimo su ventidue classificati e ventotto partenti in otto ore e trentacinque minuti: tra i ritirati per svariati motivi, nuotatori forti, veri animali da acque libere la cui seppur sfortunata presenza ha dato comunque lustro alla manifestazione. Con il senno di poi ho valutato che avrei potuto “osare” un po’ di più e, pur conoscendo la mia indole competitiva, credo proprio che la prestazione in questa fantastica giornata rimarrà unica nei miei ricordi e che non cercherò in futuro di alzare asticelle su una prova così impegnativa. Matteo Zonzini |